venerdì 30 marzo 2007

SASSOCORVARO


Sassocorvaro è detta la "Sentinella del Montefeltro" per la sua favorevole posizione strategica. Il paese sorge, infatti, su uno sperone di roccia a dominio della valle del Foglia, a 47 km da Pesaro.

La sua origine risale attorno al X secolo. Fin dal 1060 fu munito di una fortezza con annessa una cappella dedicata a San Giovanni Battista.
Fedele al papato, fu nel XIII secolo sicuro rifugio per i Guelfi di Urbino, cacciati dalla loro città dai Ghibellini di Guido da Montefeltro.
Con la fine del XIII secolo, su Sassocorvaro domina la Signoria dei Brancaleone di Casteldurante, nobili questi, più temuti che amati. Più volte la popolazione insorse, ribellandosi ai prepotenti feudatari, finché, nel 1424 Guidantonio da Montefeltro, conte di Urbino, con una guerra pose fine al dominio dei Brancaleone. Da allora, Sassocorvaro fu contesa dalle famiglie dei Montefeltro e dei Malatesta. Tra i numerosi assedi che dovette subire va ricordato quello terribile del 1446 in cui la rocca, presa dalle truppe malatestiane, fu depredata e data alle fiamme.

Ma la vittoria finale fu del grande Federico Il da Montefeltro, lo splendido Duca di Urbino (1463 ). Federico affidò in feudo la Contea di Sassocorvaro al suo fedele braccio destro, il nobile Ottaviano degli Ubaldini che, per ordine del Duca, fece ricostruire la Rocca dal prestigioso architetto senese Francesco Di Giorgio Martini (1475). Alla morte di Ottaviano, Sassocorvaro tornò allo Stato di Urbino. Passò poi sotto il dominio di Cesare Borgia, dei Montefeltro, dei Doria, dei Della Rovere di Urbino. Nel 1634 lo Stato di Urbino rientrò nei domini pontifici e Sassocorvaro fece parte dello Stato della Chiesa fino all'Unità d'Italia.



La Rocca di Sassocorvaro si presenta all'esterno come una robusta e compatta massa in pietra e mattoni, sinuosa, fortemente scarpata per rendere difficile la scalata. Quattro torrioni sporgono sui lati lunghi e si uniscono fra loro con brevi tratti di muro. Dal lato dell'ingresso si nota una torre minore e dal lato opposto un torrione dalla tipica forma di prora di nave. Dappertutto si osservano le feritoie per le armi da fuoco che vigilavano da ogni lato: infatti la rocca è ritenuta il primo esempio di architettura militare realizzata da Francesco di Giorgio Martini in area marchigiana.

La parte inferiore della rocca, strutturata a scarpa, è in pietra, quella superiore in laterizio, tranne il puntone sud e il torrione est, realizzati interamente in pietra. La parte superiore è formata da quattro anelli divisi da cordoni e gli ultimi tre, dal lato nord, sono aggettanti. Tutto il perimetro superiore della fortezza è percorso da una linea di finestre e moltissime feritoie coprono le muraglie nei vari piani.


Nella parte nord, il torrione è raccordato da una torre cilindrica più piccola, al riparo della quale è incassata la porta d’ingresso. Dalla porta si accede da un lato, scendendo una scala sulla sinistra, ai sotterranei e dall’altro, attraverso un corridoio, al cortile d’onore







Nel corso della seconda guerra mondiale, a partire dall'8 giugno 1940, la Rocca fu nascondiglio sicuro per migliaia di capolavori dell' arte Italiana. Dai musei della Regione, ma anche da Venezia, da Milano, da Roma e persino dall' isola di Lagosta (Istria) arrivarono in gran segreto dipinti e sculture, ceramiche e avori, vetri e bronzi, reperti archeologici e arazzi, beni librari e spartiti musicali. La più grande concentrazione di opere d'arte mai vista nella storia dell'umanità venne nascosta e protetta dalla barbarie della guerra per poi essere restituita sana e salva alle rispettive sedi di origine. Scorrendo l'elenco dei capolavori salvati nella Rocca (e, in parte, a Carpegna e Urbino) si incontrano nomi prestigiosi di insigni maestri: Piero della Francesca, Mantegna, Giovanni Bellini, Luca Signorelli, Pietro Perugino, Raffaello, Lorenzo Lotto, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Rubens, Tiepolo, Guardi, Canaletto, Crivelli...
Coordinatore del salvataggio fu un giovane funzionario dello Stato, l'allora trentunenne soprintendente di Urbino Pasquale Rotondi, studioso insigne chiamato al ruolo inedito di 007. Nel giugno 1996, a mezzo secolo dalla fine della guerra, la Rocca torna a ospitare idealmente i suoi capolavori con il progetto L'Arca dell'Arte, culminante nella realizzazione di un museo.


Il Teatro di Corte, all’interno della famosa Rocca, era il salone maggiore del fortilizio, posto al piano superiore dove era stato ricavato l’appartamento del castellano. Cessata la funzione militare della rocca e diventata la stessa residenza civile, il suddetto salone fu adibito a teatro privato. Solo dopo il 1860, quando la rocca entrò a far parte del patrimonio comunale, il teatro diventò pubblico. Il Teatro presenta una struttura del tutto particolare, infatti non dispone di palchi, ma solo di un palchettone ligneo fiancheggiato da paraste che si protende sui due lati lunghi della sala con una balconata. Sul sipario è riprodotta sullo sfondo un’immagine di Sassocorvaro vista attraverso le arcate di una finta loggia con tanto di tendaggi sospesi.



La volta a tutto sesto è quella dell’antico salone quattrocentesco, interamente dipinta nel 1895 dal locale pittore Enrico Mancini (1867-1913) con soggetti liberamente tratti dal repertorio tardo neoclassico (grottesche, festoni, putti, riquadrature e paesaggi) e la cui nota dominante è il blu acceso del grande scomparto centrale popolato da svolazzanti putti alati. Del Mancini è anche il sipario.



L’Oratorio della S.S. Trinità fu fatto edificare nel 1743 da Don Gaspare Fabbri, parroco nativo di Sassocorvaro, che lo arricchì con numerose reliquie di martiri tra le quali quelle di San Valentino, vescovo di Terni e protettore degli innamorati. L’autenticità della reliquia è testimoniata da numerosi documenti. Da allora il corpo di San Valentino Martire è venerato nella chiesetta della S.S. Trinita e ogni anno, il 14 Febbraio, gli innamorati vanno nell’oratorio a rendere omaggio alle reliquie del Santo, partecipano ai riti liturgici, tra cui la speciale benedizione, e ai vari eventi organizzati in città dalla Fondazione San Valentino: convegni, mostre, concerti.


In origine Sassocorvaro doveva essere un piccolo borgo e le poche case erano tutte ammassate in posizione sopraelevata e circondate da una imponente cinta muraria. Si possono ancora ammirare le tre antiche porte d'ingresso del centro abitato: ad ovest, la "Porta delle Coste" e la "Portaccia"; dal lato opposto, la porta del "Voltone".

La tradizione popolare narra che ogni 26 agosto, nei pressi della Porta delle Coste si sentono gemiti e pianti soffocati, il tintinnare di armature, lo scalpitare di cavalli e il rumore di un lontano incendio. La storia tramandata per secoli è quella della distruzione del paese avvenuta il 26 agosto 1446, quando i Montefeltro assediarono Sassocorvaro. La "Porta delle Coste" è un rudere suggestivo, che testimonia ancora oggi un passato fatto di glorie e sofferenze. Nelle notti di luna piena può capitare di rimanere suggestionati dalle ombre che si formano sotto l'arco, ed è così che nascono le leggende…


Percorrendo i vicoli del centro storico, è ancora possibile scorgere le tracce del glorioso passato attraverso i resti delle mura. Dell'antico assetto fortificatorio sono ancora ben conservate le tre torri: a sud, la torre di epoca malatestiana inglobata nella rocca; in posizione opposta, sul lato nord, la torre quadrangolare di vedetta, detta il "Torrione", ora adibita ad abitazione civile; ad ovest, la poderosa torre esagonale.
















Il Lago artificiale di Mercatale, circondato dal verde delle colline, è situato tra Sassocorvaro e Mercatale. Oltre che essere una bellezza naturale, ha un ruolo predominante per tutta la vallata in quanto la diga rifornisce di acqua tutti i paesi vicini . E' possibile sostare nelle sue sponde per passare una giornata all'insegna della natura.
Meta di cannottieri e pescatori: vi si organizzano gare di canoa o di pesca.











mercoledì 14 marzo 2007

PENNABILLI




Ai piedi del versante occidentale del Monte Carpegna c’è Pennabilli sorta dall'unione di due antichi castelli, quello dei Billi sopra "la Rupe" e quello di Penna sopra "il Roccione”. Qui i primi insediamenti umani risalgono all'epoca etrusca e romana. Durante le scorrerie barbariche della metà del I millennio d.C., le due alture impervie servirono da rifugio alle popolazioni stanziate nei dintorni e lungo il fiume Marecchia. Ebbero così origine le comunità di "Penna" e "Billi" i cui toponimi (l'uno derivante dal latino "Pinna", vetta, punta, l'altro da "Bilia", cima tra gli alberi) fanno riferimento alla caratteristica conformazione dei due colli.









Nel 1004 un discendente della famiglia Carpegna soprannominato Malatesta, forse perché testardo e scapestrato, cominciò la costruzione della rocca sul Roccione: era la nascita del celebre casato che avrebbe assoggettato tutta la Romagna. L'unione con il vicino castello di Billi avvenne solo nel 1350 con la posa della "pietra della pace" nella piazza del mercato sorta tra i due nuclei abitati. Il nuovo comune passò più volte sotto l'influenza dei Malatesta, dei Montefeltro, dei Medici e dello Stato Pontificio. Nel 1572, con il trasferimento della sede vescovile da San Leo, papa Gregorio XIII lo insignì del titolo di "Città". Pennabilli è tuttora sede della diocesi di San Marino-Montefeltro.
Il cuore della città è, ai piedi del Roccione, la Piazza Vittorio Emanuele II che ha visto l’arrivo del XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso.

A ricordo dell’avvenimento una lapide reca scritto: ” Il 15 giugno del 1944, il cielo di questa piazza ha vibrato per i rintocchi di una campana che si trova a Lhasa. Suoni raccolti dall’ultimo brandello del convento scomparso creato dal frate cappuccino Orazio Olivieri della Penna. Il Dalai Lama, in visita a Pennabilli per un saluto alla casa natale del grande Pennese, si è alzato commosso a quelle lontanissime risonanze che gli riportavano l’aria del suo Tibet perduto.”




Sulla Piazza Vittorio Emanuele II spicca la Cattedrale, che risale al XVI° secolo e la cui facciata fu realizzata in cotto imolese nel 1914. Mons. Sormani diede inizio alla costruzione di questa chiesa che vide la consacrazione nel 1588. Recentemente la cattedrale ha subito un'imponente opera di consolidamento e restauro che ha restituito all'edificio lo splendore dì un tempo.





In Piazza Garibaldi c’è il Palazzo Sede del Museo Del Calcolo.. S tratta di un museo originale e dinamico dislocato su 4 piani. Il percorso all’interno di “Mateureka” si sviluppa attraverso: la storia del calcolo, le macchine da calcolo, le idee e i concetti della matematica, l’informatica.




L’Orto dei Frutti Dimenticati è nato da un'idea di Tonino Guerra, che ha voluto un "museo dei sapori utile a farci toccare il passato: consiste infatti in una "raccolta" di alberi da frutto che ormai vanno scomparendo: svariate specie di mele, pere selvatiche, bacche e frutti di bosco. ". Esso è stato realizzato nel centro storico di Pennabilli nel 1990, in un terreno abbandonato da decenni, già orto del Convento dei frati missionari.



All’interno dell’orto c’è il Rifugio delle Madonne abbandonate: una raccolta di immagini sacre che adornavano le cellette agli incroci delle strade di campagna nell'Alta Val Marecchia.
















Il Bosco incantato, labirinto dell'anima, è formato da steli in pietra serena scolpite con i simboli della pigna e della ghianda, dove puoi perdere la memoria e ricordare solo il giorno più bello della tua vita.
Al centro del Bosco, una lumaca in bronzo invita alla lentezza e alla riflessione.

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L'accesso al borgo avveniva attraverso la Porta Carboni, così chiamata per il nome della ricca famiglia che, nel XV secolo, la custodiva ed era proprietaria anche dell'edificio alla destra della stessa. L'ingresso della porta è obliquo, come in molte città medievali, per meglio contrastare gli attacchi nemici e inoltre l'accesso avveniva tramite un ponte levatoio i cui segni rimangono ancora sulla porta.


Particolari interessanti la fontana e la decorazione di una costruzione nei pressi della porta.















La Loggetta rinascimentale è uno degli angoli più caratteristici di Pennabilli. Serviva come ingresso al Convento degli Agostiniani e probabilmente come accesso alla primitiva cappella del Santuario della Madonna delle Grazie. Vi è collocata una copia della "Madonna del Parto" di Piero della Francesca.


La Chiesa della Misericordia (sec. XIV rifac. XIX): deve il suo nome al fatto che in origine c’era una confraternita che curava l'ospitalità dei pellegrini e l'assistenza agli ammalati infetti. A breve distanza esisteva l'oratorio di San Rocco, protettore degli appestati. Sulla facciata si ammira una lunetta quattrocentesca in pietra con bassorilievo della "Madonna del Soccorso". Da qui parte l'antichissima processione del Venerdì Santo, detta "dei Giudei".


Il Santuario dei Pensieri è un luogo di meditazione vagamente orientale e molto suggestivo. E' stato realizzato nel borgo di Penna, con un restauro di tipo conservativo e di valorizzazione che ha riportato alla luce i muri perimetrali di un'antichissima casa del guasto malatestiano.


All'interno del Santuario, nell'erba, sono state sistemate sette enigmatiche sculture che suscitano echi nel cuore, nella mente e nell'anima del visitatore.


La Casa dei Mandorli è la casa di Tonino Guerra, che racconta: "Dal 1989 abito a Pennabilli, il paese dove mio padre portava frutta e verdura, prima con i cavalli poi con un piccolo camion che tornando a Santarcangelo riempiva di carbone e legna."

Pennabilli ha conferito la cittadinanza onoraria a Tonino Guerra per l'amore dimostrato nei confronti di questo territorio, dove ha dato vita a mostre permanenti,I Luoghi dell'anima, tra cui (oltre all'Orto dei frutti dimenticati e al Santuario dei pensieri) ricordiamo la Strada delle meridiane, Il Giardino pietrificato, L'Angelo coi baffi.


A due passi dal Bargello, in via della Costa, nella ex Chiesetta dei Caduti, un'installazione "multimediale" , L'Angelo coi Baffi, illustra la delicata storia di un angelo "che non era capace di far niente". Il grande dittico di Luigi Poiaghi, il canto degli uccelli (intervento sonoro di Sergio Valentini) diffuso nella piccola cappella e i versi di Tonino Guerra (in italiano e romagnolo) ci raccontano di come un sogno impossibile è diventato realtà.


C'era un angelo coi baffi
che non era capace di far niente
e invece di volare attorno al Signore
veniva giù nel Marecchia
dentro la casa di un cacciatore
che teneva gli uccelli impagliati
in piedi sul pavimento di un camerone.
E l'angelo gli buttava il granoturco
per vedere se lo mangiavano.E dai, e dai
con tutti i Santi che ridevano dei suoi sbagli
una mattina gli uccelli impagliati
hanno aperto le alie hanno preso il volo
fuori dalle finestre dentro l'aria del cielo
e cantavano come non mai.

Di Tonino Guerra sono due lapidi . Una ricorda la Signorina Lucrezia,morta nel 1991, che per oltre ottant’ anni aveva custodito la chiave della porta della Cattedrale, porta che puntellava con il manico della scopa “così se qualcuno fosse capitato lì dentro, il rumore l’avrebbe avvertita”. L’altra lapide ricorda lo Scociarèl.











Le numerose testimonianze del passato, il patrimonio monumentale e artistico presenti nel paese e nelle frazioni, creano un percorso culturale di prestigio avvalorato da numerosi eventi culturali e spettacolari nel corso dell'anno quali la Mostra Mercato Nazionale dell'antiquariato, Artisti in piazza, le stagioni del Teatro Vittoria restaurato nel 2000.

Il Teatro Vittoria, ricavato nel 1922-23 all'interno dell'antico palazzo Fuffì (fine 400), era utilizzato in precedenza come caserma e come scuola elementare. E' stato completamente restaurato e riaperto al pubblico nel 2000. Presidente onorario di questo Teatro è il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra.


Pennabilli è oggi una tranquilla cittadina che vive di piccola industria, d'artigianato, di servizi; ma soprattutto vuole imporsi quale centro per un turismo ambientale e culturale. L'ambiente naturale, infatti, offre un contesto ideale per un soggiorno in cui vivere la natura. Il Parco del Sasso Simone e Simoncello, costituito per il 50% dal territorio comunale di Pennabilli, vuole essere un centro di soggiorno naturalistico di prima importanza nel centro Italia.