giovedì 15 febbraio 2007

FIUMICELLO

A 6 chilometri dall'abitato di Premilcuore sulla SS9 Ter in direzione Firenze, (dopo una deviazione a sinistra a 4 chilometri da Premilcuore) ci si trova a Fiumicello. In passato era una piccola comunità a prevalente carattere agricolo pastorale, oggi gode del vantaggio di trovarsi nel cuore del Parco Nazionale Falterona, Campigna e Foreste Casentinesi. Qui, nell’alta valle del Rabbi, sorge il Mulino Mengozzi, che è uno dei più antichi di Premilcuore e che già nel XIII secolo macinava per la popolazione circostante. Lentamente, a causa dello spopolamento delle campagne, il lavoro venne a mancare, e nel 1964 la famiglia Mengozzi fu costretta a trovare lavoro altrove. Dopo 30 anni di inattività mossi dall'amore per le loro origini, i fratelli Mengozzi hanno rimesso in funzione il mulino rifacendo a mano tutte le turbine, mantenendone immutati la tecnica ed il materiale di corredo.


L’edificio è strutturato su tre piani. In quello più basso, quasi del tutto interrato, vi è collocata la turbina, ossia una ruota idraulica con pale a semicucchiae in rovere movimentata dal flusso d’acqua convogliato dalla condotta che collega il “bottaccio” (la vasca d’acqua esterna) al mulino. Il moto della ruota viene trasmesso al piano superiore attraverso un “albero” che la collega alle due macine disposte orizzontalmente, costituite da dischi di pietra, di notevole diametro e peso. Ogni macina è formata da un disco inferiore, fisso e da uno superiore, mobile, con la centro una “bocca” per il passaggio del grano e delle castagne da macinare. Esiste un dispositivo di regolazione della distanza fra le macine. La farina prodotta viene raccolta in un contenitore di pietra, detto “matriccio”, prospiciente le macine. L’ultimo piano del Mulino è l’abitazione della famiglia Mengozzi.

L’acqua destinata ad alimentare il mulino viene prelevata dal torrente attraverso una presa costituita da una briglia in legno di castagno. Mediante questa chiusura artificiale l’acqua si alza di livello scorrendo in un canale laterale lungo il quale esistono delle bocche di sfioro che provvedono a controllare il flusso dell’acqua. Al termine si trova una vasca (il “bottaccio”) da cui l’acqua cade direttamente, attraverso la “tromba”, sulla ruota idraulica di alimentazione delle macine. La forma conica del bottaccio e il dislivello di circa 8 metri consentono una notevole pressione dell’acqua sulle pale della turbina.

1 commento:

Roberta ha detto...

Mi piace molto la foto del torrente!!